Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui

L'uomo delle stelle

 

 
 
L'uomo delle stelle
 
L'enigma di H. naledi e i dubbi sull'evoluzione umana
 
 
Nel 2015 la scoperta in Sudafrica di oltre 1500 fossili umani appartenenti a circa 15 individui di ogni sesso ed età, ha provocato una notevole sensazione. Era un tesoro inimmaginabile, una delle più ricche associazioni di fossili umani mai trovate, recuperata da una camera all'interno di un sistema sotterraneo di grotte vicino a Johannesburg chiamato Rising Star.
 
 
Recenti studi collocano questa specie in un’epoca sorprendentemente recente, contemporanea all’emergere dei primi umani moderni, e che confermano la possibilità di comportamenti complessi, o addirittura simbolici, da parte di questa strana ed enigmatica creatura. Nel ssettembre 2015, la rivista scientifica “eLife” annunciava la scoperta, avvenuta circa un anno e mezzo prima. In lingua Sotho, “Naledi” significa “stella”: «Una stella nel firmamento dell’evoluzione umana 
 
 La datazione dei fossili della specie Homo naledi scoperti in Sudafrica indica che visse contemporanemente ai nostri antenati diretti. La scoperta, insieme al ritrovamento di nuovi reperti che suggeriscono comportamenti cognitivi avanzati, solleva nuovi interrogativi sul ruolo dell'Africa meridionale nell'evoluzione umana, scatenando un acceso dibattito tra i paleoantropologi.
 
I ricercatori hanno stabilto che le ossa appartenevano a una nuova specie, Homo Naledi, che aveva una curiosa mescolanza di tratti primitivi – come un piccolo cervello, e caratteristiche moderne – tra cui le gambe lunghe – e ne hanno concluso che era un abile arrampicatore, un camminatore sulle lunghe distanze, e un probabile creatore di utensili.
 
Siamo di fronte a una specie dalla morfologia «sconcertante, con una statura di circa un metro e mezzo per un peso di 40-55 kg, con una conformazione del cranio simile agli altri Homo ma con un cervello molto piccolo, grande un terzo del nostro.a in che modo quelle migliaia di ossa trovate a Rising Star sono finite in quell’anfratto recondito e buio, a molti metri di profondità e difficilmente raggiungibile da chiunque? Su “eLife”, Paul Dirks e colleghi escludono che siano state cause accidentali ad accumulare una massa di resti ossei così ingente: improbabile un cataclisma. Forse, ipotizzano gli studiosi, «siamo di fronte a una deposizione intenzionale e ripetuta di corpi, o a un qualche tipo di sepoltura.Un’ulteriore scoperta è stata fatta in un’altra grotta del complesso di Rising Star. Nella Lesedi Chamber, posta a un centinaio di metri dalla Dinaledi Chamber e a trenta metri di profondità, sono stati trovati altri 131 reperti fossili associati a Homo Naledi, appartenenti almeno a tre individui, due adulti e un individuo molto giovane, presumibilmente di età inferiore a 5 anni. Da questi ultimi ritrovamenti è emerso uno dei più completi scheletri mai scoperti, tecnicamente più completo del famoso fossile di Lucy grazie alla conservazione del cranio e della mandibola.
 
Questo significa che «un omino con un cervello grande un terzo rispetto al nostro e una corporatura tipica di forme di più di 2 milioni di anni fa, pur esibendo qui e là caratteri sorprendentemente moderni, si aggirava nelle stesse zone in cui stavano emergendo umani già pienamente moderni.Una datazione che pone agli studiosi di evoluzione non pochi problemi.
 
Ma, in definitiva, cos’è questa bizzarra specie umana vissuta alle soglie della storia? E come va collocata all’interno dell’intricato cespuglio dell’evoluzione umana? Secondo Chris Stringer del National History Museum di Londra, Homo Naledi potrebbe essersi originato in un’epoca vicina all’emergere del genere Homo, più di 2 milioni e mezzo di anni fa, suggerendo che si tratti di una “specie fossile”, un relitto evolutivo isolato che ha mantenuto molti tratti primitivi sviluppati parecchio tempo prima. Qualcosa di analogo potrebbe essere accaduto anche a Homo Floresiensis, un’altra misteriosa specie rinvenuta sull’isola di Flores, in Indonesia, denominata “hobbit” per il corpo piccolo ed esile, i cui più recenti rappresentanti sono vissuti fino a 60.000 anni fa, forse «diretti discendenti di una popolazione di antenati di Homo Habilis»
 
La persistenza di tali specie con chiari adattamenti per manipolazione e presa, accanto all’uomo del medio Pleistocene [700.000-120.000 anni fa] o forse addirittura accanto agli esseri umani moderni, sfiderebbe molte ipotesi sullo sviluppo della documentazione archeologica in Africa”.e la nuova datazione dei fossili apre uno scenario di possibili contatti e influenze reciproche tra la nostra specie e H. naledi, e forse anche di inusitate attività culturali o nuovi comportamenti legati all’uso di strumenti.
 
 
la storia evolutiva del nostro genere diventa sempre più intricata e complessa: in altre parole, quel che credevamo di sapere non era esatto.