L'Anticristo - Friedrich Nietzsche XLIV
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- Categoria: Gabriele d'Annunzio - Il Vate
- Pubblicato Mercoledì, 21 Giugno 2017 21:36
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L'Anticristo - Friedrich Nietzsche
XLIV
I Vangeli sono documenti inestimabili in quanto testimonianza dell'inarrestabile corruzione all'interno delle prime comunità. Tuttavia ciò che Paolo più tardi portò a buon fine, con il suo cinismo logico da rabbino, fu soltanto il processo di declino che iniziò con la morte del Redentore. Non si leggeranno mai con sufficienti cautele questi Vangeli: ogni parola presenta la sua difficoltà. Confesso, mi si perdoni, che proprio per questa stessa ragione sono per lo psicologo un diletto di prim'ordine, come opposto di ogni ingenua corruzione, come raffinatezza par excellence, come abilità nella corruzione psicologica. I Vangeli costituiscono una entità a sé stante. La Bibbia in generale non ammette paragoni. Si è tra ebrei: ecco la prima considerazione per non perdere completamente il filo. Tale autodissimulazione nel «sacro», del tutto geniale e altrove mai eguagliata neanche lontanamente nei libri e tra gli uomini, questa coniazione di parole e di gesti falsi in qualità di arte non è il fenomeno di un singolo talento o di una natura eccezionale. Per queste cose è indispensabile la razza. L'intero giudaismo, un'educazione a una tecnica giudaica perseguiti per millenni con la massima serietà, raggiunge la sua perfezione estrema nel cristianesimo, l'arte del mentire santamente. Il cristiano, quell'ultima ratio della menzogna, è ancora una volta, anzi, tre volte l'ebreo... La volontà d'impiegare per principio solo concetti, simboli, atteggiamenti provati con la pratica del sacerdote, il rifiuto istintivo di ogni altra pratica, di ogni altro tipo di prospettiva di valore e di utilità: questo non è solo tradizione, ma eredità: solo in quanto eredità, opera come natura. L'intera umanità, persino le menti migliori delle epoche migliori (con la sola eccezione di un uomo, che forse non era che un mostro) si sono lasciati ingannare. Il Vangelo è stato letto come il libro dell'innocenza... E non vi si rintraccia nemmeno il minimo riferimento a quanta maestria è stata necessaria per recitare la commedia. Certo se potessimo vedere, anche soltanto di sfuggita, tutti questi bigotti prodigiosi e questi santi artificiali, sarebbe la fine. Ed è proprio perché io non leggo una parola senza vedere nel contempo gli atteggiamenti che con loro ho chiuso... Hanno un modo di sollevare gli occhi che non posso sopportare. Fortunatamente per la maggior parte della gente i libri non sono che letteratura. Non dobbiamo lasciarci ingannare: dicono «Non giudicate!» ma nel contempo mandano all'inferno tutto ciò che intralcia il loro cammino. Lasciando che sia Dio a giudicare, giudicano essi stessi; glorificando Dio, glorificano sé stessi; pretendendo la virtù di cui essi stessi sono capaci, anzi di più, quella di cui hanno bisogno in assoluto per rimanere al vertice, si danno arie come se lottassero per la virtù, come se combattessero per il trionfo della virtù. «Noi viviamo, moriamo, ci sacrifichiamo per il bene» (la «verità», la «luce», il «regno di Dio»): in realtà fanno ciò di cui non possono fare a meno. Mentre tirano avanti in modo ipocrita, seduti nei loro cantucci, vivendo nell'ombra come ombre, si fanno di tutto questo un dovere: l'umiltà della loro vita appare loro un dovere, è una prova in più della loro devozione... Ah, questa specie di umile, casta, misericordiosa specie di menzogna! «La virtù stessa deve testimoniare per noi». Leggete i Vangeli come libri di seduzione per mezzo della morale: questa gente meschina ha sequestrato la moralità; essi sanno a cosa serve! L'umanità si lascia raggirare meglio con la morale! In realtà qui recita la commedia della modestia la più consapevole arroganza degli eletti: una volta per tutte hanno posto sé stessi, la «comunità», il «buono e giusto» dalla parte della «verità» e il resto, il «mondo», dall'altra... Questa è stata la più funesta forma di megalomania mai esistita sulla Terra: piccoli aborti di bigotti e impostori cominciarono a impossessarsi dei concetti di «Dio», «verità», «luce», «spirito», «amore», «saggezza», «vita», quasi fossero loro sinonimi, così da stabilire la separazione tra essi e il «mondo»; ebreucci superlativi, maturi per ogni sorta di manicomio, stravolsero i valori per adattarli per lo più a sé stessi, come se solo il «cristiano» fosse il significato, il sale, la misura e anche il giudizio finale di tutto il resto... Tutta questa sciagura fu possibile unicamente perché al mondo esisteva già una megalomania simile, di razza affine, quella ebrea: dal momento in cui si spalancò l'abisso tra ebrei e cristiani circoncisi, questi ultimi non ebbero altra scelta che adottare contro gli ebrei gli stessi procedimenti di autoconservazione suggeriti dall'istinto ebreo: mentre gli ebrei fino ad allora li avevano assunti solo contro tutto c e iò ch non era ebraico. Il cristiano non è altro che un ebreo di confessione «più libera».