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L'Italia nella morsa dei cambiamenti climatici

 

 
 
L'Italia nella morsa dei cambiamenti climatici
 
 
L’Italia e il bacino del Mediterraneo sono considerati dagli scienziati un ‘hotspot’, cioè tra le aree dove l’impatto dei cambiamenti climatici sarà maggiore e potenzialmente più disastroso. Nell’area vivono oltre 500 milioni di persone in circa 30 Paesi tra Europa, Africa e Asia.
 
Le conseguenze dei mutamenti climatici per il nostro Paese possono essere davvero pesanti e drammatiche. Detto che nell’area del Mediterraneo “le temperature aumentano più di quanto avviene in media nel resto del mondo”
 
I cambiamenti climatici, con le ondate di calore, gli eventi meteorologici estremi come alluvioni e siccità aumentano i rischi per la salute e il benessere umano.È il conto che ci presenta il pianeta per non aver curato la sua salute.
 
Dall'aumento delle temperature all'innalzamento del livello del mare, fino alla riduzione dei ghiacciai alpini e alle alluvioni, le ripercussioni sul rendimento dei raccolti, sulla perdita di biodiversità e sulla salute umana sono già visibili, ma «se verrà superata la soglia di 1,5°C stabilita dall’accordo di Parigi alcune zone del Mediterraneo e del Medio Oriente potrebbero sperimentare temperature superiori a 50°C per molti giorni l’anno, rischiando così di diventare inabitabili».
 
Si riducono le riserve di acqua, con impatti rilevanti sui bacini idrografici montani e sul bacino del Po, sul settore agricolo, idroelettrico e sugli usi potabili dell’acqua.
 
Arriveranno, i “medicanes”, gioco di parole per unire “Mediterranean” e “Hurricanes” (uragani), ovvero delle tempeste sinora tipiche dell’Oceano Pacifico, veri e propri cicloni, con frane e alluvioni.
 
Vi saranno alterazioni all’integrità degli ecosistemi marini con aumento delle temperature, acidificazione degli oceani, introduzione di specie aliene.
 
E' stato valutato che, in uno scenario di non intervento, ossia di mancata adozione di politiche per la riduzione dei gas serra, le emissioni di anidride carbonica raddoppierebbero da qui al 2030 e triplicherebbero entro il 2100.
 
Secondo uno studio della Columbia University di New York, con un aumento della temperatura di 3¡C da qui alla fine del 2.100 la superficie del nostro paese potrebbe diminuire, a livello costiero, dell'8%, perdendo così 4.500 chilometri quadrati di territorio. Le aree maggiormente interessate da questo fenomeno Venezia e il delta del Po, l'Abruzzo, la Puglia, la Calabria, la Sicilia, Napoli e dintorni, il Lazio e la Toscana.
 
L'agricoltura ne risentirebbe, in quanto nel meridione aumenterebbe la desertificazione, mentre in pianura padana, con il clima più caldo, si potrebbero coltivare olivi e limoni. La malaria e la febbre gialla, malattie tipiche dei tropicali , potrebbero diffondersi maggiormente.