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Il Mito attraverso d'Annunzio

 

 

 

Il Mito attraverso d'Annunzio

 

Alessandro ed Ercole! Ecco i due purpurei fiori succisi che due divini artefici, Leonardo e Ludovico, raccolsero e commutarono in indistruttibili essenze.

Ma questi due, affacciatisi alla vita con le mani colme di tutti i semi della speranza, avevano dinnanzi a loro ogni più vasta possibilità. Le loro teste giovenili parevano fatte per portar la corona regale, l'antica corona già portata dai padri. In un d'essi il Vinci divinava il futuro fondatore di un nuovo principato, il Tiranno trionfante che doveva imporre alle moltitudini il giogo di quella Scienza e di quella Bellezza a cui il grande maestro aveva iniziato il discepolo prediletto.

Ma la sorte volle differire il compimento della profezia. Entrambi gittarono la loro vita nel primo impeto, poichè un troppo veemente ardore li divorava: Ercole nelle arene del Po contro gli Schiavoni; Alessandro su le rive del Taro alla battaglia di Fornovo.

Non imagino, anzi, ma vedo. Qual prodigiosa e terribile tempesta di giovinezza dovette esser quella che provocò il colpo di sprone, onde il cavallo fu lanciato a furia contro il riparo del nemico!

Certo, Ercole in quell'attimo si sentiva degno di stringere fra i suoi ginocchi la fiera alata che nacque dal sangue di Medusa.

 

 

                     

 

 

 

Alessandro restò, uno contro mille.

Ma la morte di Alessandro somiglia quella di un semidio. A Fornovo, nel più forte della battaglia, scoppia un uragano e il Taro straripa con terribile violenza. Alessandro scompare d'improvviso, come uno di quelli antichissimi eroi ellenici che un turbine sollevava dalla terra assumendoli trasfigurati nel Cielo. Il suo corpo non si ritrova nè sul campo nè in altro luogo. Ma egli vive, vive nei secoli, d'una vita più intensa della nostra. Di lui non l'effigie soltanto ha tramandato sino a me il Vinci, ma la vita, la vera vita.

 

 

                            

 

 

 

Egli rappresenta per me la potenza misteriosamente significativa dello Stile, non violabile da alcuno e neppur da me medesimo nella mia persona mai. Tutta la mia vita si svolge sotto il suo sguardo seguace.

«O tu, sii quale devi essere!» ecco il suo quotidiano ammonimento.

 

Gabriele d'Annunzio