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Il Libro dei Morti Egizio

Il Libro dei Morti Egizio

 

Il Libro dei morti è un antico testo funerario egizio, utilizzato stabilmente dall'inizio del Nuovo Regno (ca. 1550 a.C.) fino alla metà del I secolo a.C..Libro è il termine che più si avvicina a indicare l'intera raccolta dei testi: il Libro dei morti si compone di una raccolta di formule magico-religiose che dovevano servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio verso il Duat, il mondo dei morti.

Considerati una sorta di Bibbia egizia, sono in realtà una raccolta di testi funerari, formule magiche, inni e preghiere con lo scopo di proteggere il morto nel suo viaggio verso l’aldilá. I primi erano scritti sulle bende utilizzate per avvolgere il corpo del defunto o incisi direttamente sul legno del sarcofago.

I primi testi funerari a noi noti furono incisi in geroglifici sulle pareti interne delle piramidi dei re della V e VI dinastia del Regno Antico, e presero il nome di "testi delle piramidi".

Il Libro dei Morti inizia con le formule che accompagnavano il bendaggio della mummia, mentre i sacerdoti mettevano i vari amuleti, che sarebbero serviti a proteggere il morto, in punti ben specifici.

 

Secondo la tradizione, la conoscenza di questi testi permetteva all’anima di scacciare i demoni che le ostacolavano il cammino e di superare le prove poste dai 42 giudici del tribunale di Osiride,dio dell’aldilà.

 Secondo le credenze,Anubi, poneva il cuore su di una bilancia e lo pesava con la piuma di Maet mentre Thot aspettava con la penna in mano, che il cuore venisse giudicato per poi scrivere il verdetto.

 

I “Testi dei Sarcofagi”  e il “Libro dei Due-Cammini” (contenente un insieme di formule che aiutano il defunto a muoversi nell’Aldilà), costituiscono la fase di transizione con il “LIBRO DEI MORTI”, il più importante Testo Funerario della civiltà egizia.

 

Così come convenzionalmente si era data una denominazione alle incisioni ed ai testi trovati nelle Piramidi e sui Sarcofagi, anche per queste nuove raccolte fu usato un nome convenzionale: “Libro dei Morti”
Un nome, forse, addirittura arbitrario: gli antichi Egizi, infatti, non avrebbero mai qualificato con il termine “morto” una persona umana sia pure defunta.  Non secondo il nostro concetto: “morire” era, per quel popolo dalla complessa, straordinaria concezione filosofica, solo un “momento di transizione”.

Nel libro dei morti troviamo dei racconti riguardo il viaggio notturno del dio sole ,impegnato a combattere le forze delle tenebre ,la piu' potente delle quali il serpente apofi , che tentano di impedire che il sole risorga al mattino . Ancora, il libro dei morti serviva a preparare una testimonianza sul comportamento in vita del defunto.

 

Al suo interno erano contenuti testi funerari di varia natura: sia formule magico-religiose che racconti con i quali il defunto avrebbe potuto superare le innumerevoli prove che avrebbe incontrato sul lungo e tortuoso cammino che l'avrebbe portato al cospetto di Osiride. I testi, quindi, l'avrebbero aiutato sia a raggiungere senza troppi problemi il dio della morte sia a preparare la cosiddetta testimonianza della sua vita terrena, il cui giudizio spettava proprio a Osiride.

 

 

     

 

 

Gli Egizi credevano che l'uomo nascesse con due anime: il Ba e il Ka;.
il Ba era destinato ad effettuare il viaggio verso l'aldilà, 
dove riceveva il premio o la punizione che le spettava;
il Ka era destinato a rimanere con il corpo e a custodirlo nella tomba finché duravano i viveri.

 

Gli Egizi, infatti,pensavano che dopo la morte ci fosse un'altra vita;
per questo motivo mummificavano i corpi dei faraoni per permettere al morto di conservare per lungo tempo il corpo nella vita dell'aldilà
e quindi permettergli la sopravvivenza.

 

Secondo gli Egizi l’anima era uguale al corpo e quindi, quando nasceva un bambino, nasceva anche il suo doppio o Kâ che seguiva fedelmente l’individuo fino alla morte.
Stava seduto accanto alla mummia, quando l’uomo moriva finché duravano i viveri che era usanza depositare nella tomba,poi, assalito dalla fame usciva in cerca di cibo.

 

 

Molti conoscono già la storia di Ani che giunge presso una grande bilancia dorata, dove la divinità con la testa di sciacallo, Anubis, pesa il cuore di Ani con una piuma di struzzo. Ani è esistito davvero, era infatti uno scriba della città egiziana di Tebe del 13° secolo a.c. Scena descritta anche nel “ libro dei morti”: un rotolo di papiro lungo quasi 24 metri (78 piedi) che doveva aiutarlo ad ottenere l’immortalità.Oggi il papiro di Ani è situato presso il British Museum di Londra sin dal 1888. 

 

 

 

 

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