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Roma e la battaglia di Maleventum (Beneventum)

Roma e la battaglia di Maleventum (Beneventum)

 

 

La sconfitta dei Sanniti suscito' preoccupazione in tutte le citta' del Meridione e in particolare a Taranto,che dalla penisola del salento dominava i commerci tra oriente e occidente.Incapace di arrestare da sola l'avanzata di Roma,essa chiamo' in aiuto PIRRO re dell'Epiro,uno Stato greco nato dalla spartizione del regno di Alessandro il Grande.Audace e ambizioso,Pirro accetto' l'invito,convinto di poter estendere il suo regno,ai danni della penisola italica

Nel 280 a.C sbarco' in Puglia con circa 25.000 uomini addestrati secondo le tattiche Macedoni e con alcune decine di elefanti,gli animali che Alessandro aveva imparato ad usare per scopi militari durante le sue spedizioni in oriente.Disorientati da un modo di combattere che non conoscevano i Romani furono sconfitti a Eraclea e ad Ascoli Satriano.Ma Pirro commise l'errore di sottovalutare la potenza e l'influenza di Roma sul territorio italico.Pirro passo' in Sicilia spaventando e suscitando l'ira dei Fenici di Cartagine,che si allearono con i Romani per impedire che il re Greco danneggiasse i loro commerci sull'isola.

Pirro trovo' ad attenderlo,al suo ritorno sul continente,una nuova armata di Roma che lo affronto' a Maleventum (Benevento)

L'esercito romano era comandato dal console Manio Curio Dentato, che si era accampato su un'altura e contava su una forza di circa 17.000 uomini. Pirro disponeva invece di quasi 40.000 soldati, oltre ad alcuni elefanti da guerra. Nello schieramento del suo esercito erano presenti reparti di cavalleria macedone, greca e sannitica, mentre la fanteria era organizzata secondo il modello della falange macedone e comprendeva anche opliti greci, oltre a frombolieri, lanciatori di giavellotto e arcieri.

I romani avevano imparato proprio dal re epirota a scegliere con cura il luogo per porre il campo e in questa battaglia la lezione appresa si rivelò decisiva.

Pirro, che disponeva di forze largamente superiori, forse attorno ai 40.000, tentò una manovra a tenaglia: un contingente di truppe scelte e gli elefanti migliori avrebbero aggirato la posizione romana, mentre il grosso dell'esercito avrebbe atteso in pianura, distogliendo l'attenzione di Curio.

La marcia notturna delle truppe scelte trovò però ostacoli inattesi e arrivò esausta al suo obiettivo solo all'alba, troppo tardi per sorprendere le truppe romane che reagirono vigorosamente.

L'attacco romano fu guidato da una mandria di maiali che spaventarono gli elefanti, consentendo ai legionari di catturarne alcuni e di sopraffare senza difficoltà le truppe di Pirro.

Per approfittare del successo, Curio decise di affrontare gli epiroti in campo aperto e schierò le legioni contro l'armata principale di Pirro.

Come ad Eraclea e ad Ausculum, la battaglia fu incerta per lungo tempo e Pirro cercò di risolverla con l'intervento degli elefanti, che era stato decisivo nelle due precedenti occasioni.Infatti gli elefanti riuscirono a sfondare un settore della linea romana e la inseguirono mentre ripiegava verso il campo.

Curio, però, aveva ancora un'ultima risorsa da impiegare: ordinò alle truppe di guardia al campo di attaccare gli elefanti scendendo lungo il pendio. Il contrattacco ebbe successo. Forse vennero utilizzati giavellotti incendiari o forse un piccolo elefante ferito portò lo scompiglio tra gli altri pachidermi: comunque l'azione fu sufficiente a rovesciare gli elefanti contro le stesse truppe di Pirro provocandone la rotta immediata.

Vennero uccisi tra i 20 e i 25mila epiroti e uccisi 2 elefanti, altri 1.300 uomini e 8 elefanti furono catturati.

L'avventura di Pirro sul suolo italiano era definitivamente conclusa.

La città di Maleventum, teatro della battaglia venne opportunamente ribattezzata "Beneventum" per celebrare la vittoria.

 

[I Romani] dopo aver condotto con valore la guerra  contro Pirro ed averlo costretto ad abbandonare l'Italia insieme al suo  esercito, continuarono a combattere e sottomisero tutte le popolazioni che si  erano schierate dalla parte di quest'ultimo. 
Divenuti così i padroni della situazione, dopo aver assoggettato tutte  quante le popolazioni d'Italia... »


(
Polibio,  Storie, I, 6, 7.)

 

 

L'integrazione della Magna Grecia nel dominio della Repubblica Romana fu l'inizio di varie evoluzioni sociali per la città, che accoglieva così molti più greci con la loro cultura che avrebbe in seguito influenzato la stessa società romana.
Ma mise anche Roma a diretto contatto con la Sicilia, divisa fra i greci e i cartaginesi, situazione che avrebbe in seguito condotto alle 
Guerre puniche … … ma questa è un’altra storia!