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Prima del levar del sole

PRIMA DEL LEVAR DEL SOLE 

 

Oh, cielo sopra di me, tu puro! Profondo! Abisso di luce! Nel contemplarti fremo di desideri divini. Slanciarmi nelle tue altezze – ecco la mia profondità! Nascondermi nella tua purezza – ecco la mia innocenza! Il Dio si vela della sua bellezza: così tu nascondi le tue stelle. Tu non parli: così tu mi dimostri la tua saggezza. Muto sopra il mare in tumulto m'apparisti oggi; il tuo amore e il tuo pudore sono rivelazione per l'anima mia tumultuante. Venisti a me velato nella tua bellezza; tu mi parli senza parole, rivelandoti con la tua saggezza: Oh, come non indovinai tutto il pudore dell'anima tua! Tu venisti a me prima del sole, o solitario. Noi siamo amici dall'eternità; noi abbiamo comuni la tristezza, lo spavento, l'orrore; abbiamo comune anche il sole. Noi non parliam fra di noi, perchè troppe cose sappiamo –: noi stiamo in silenzio e ci comunichiamo con un sorriso la nostra sapienza.

Io servo, tu servi, noi serviamo – così prega qui anche l'ipocrisia di chi domina, – e guai se il primo dei padroni è soltanto il primo dei servi! Oh, pur nelle loro ipocrisie penetrò la curiosità del mio sguardo; e indovinai bene la loro gioia di mosche, e il loro ronzare sulle vetrate illuminate dal sole. Quanta bontà, altrettanta debolezza io vidi. Tanta giustizia e compassione, quanta debolezza.E quando questa piccola gente parla rude: non odo nella voce sua che raucedine, – che s'aggrava a ogni soffio di vento. Essi sono prudenti: le loro virtù hanno abili dita. Ma mancan del pugno; le loro dita non sanno chiudersi a pugno.Virtù è per essi tal cosa che fa mansueti e modesti: mutan con ciò il lupo nel cane, e l'uomo stesso nel più domestico tra gli animali.Ma questa è mediocrità: sebben la diciate moderazione.

 

Non sei tu forse la luce del mio fuoco? Non hai tu forse un'anima sorella per la mia intima conoscenza?

Imparammo insieme ogni cosa, insieme imparammo ad ascendere oltre noi stessi, ed a ridere senza nubi: – senza nubi, sorridendo con occhi sereni e da immense distanze, mentre sotto di noi vaporano come pioggia, la costrizione, l'avidità, la colpa.

Ho in fastidio le nubi che passano, questi furtivi gatti di rapina: essi prendono a te ed a me ciò che abbiamo in comune, – l'immenso, infinito; dire Sì e Amen. Noi detestiamo queste mezzane e queste intruse, le nubi che passano; queste ambigue creature, che non sanno benedire e non maledire dal fondo del cuore. Voglio piuttosto chiudermi dentro una botte e non scorgere il cielo, e seder ne l'abisso, anzi che veder te, cielo e luce macchiato dalle nubi che vanno!

Preferisco lo strepito e il tuono, e gli oltraggi del tempo cattivo, a questo riposo di gatto circospetto, esitante; e anche tra gli uomini odio soprattutto quelli che camminano lieve, mezze creature, dubbiose, esitanti come le nubi

Oh, quando sarò di nuovo nella mia patria, dove non sono più costretto a curvarmi – a curvarmi dinanzi ai piccoli!»

Io somiglio al gallo nel cortile di una fattoria straniera, ch'è detestato dalle stesse galline; ma per questo io non serbo rancore alle galline. Io sono cortese con esse come con tutte le piccole seccature; essere selvatico con ciò ch'è piccolo, mi sembra una saggezza da istrici.

Questi maestri di rassegnazione! Dovunque c'è qualcosa di piccolo, di malato, di scabbioso, essi strisciano come pidocchi, e il mio disgusto soltanto m'impedisce di schiacciarli.Miei eguali sono tutti coloro che impongono a sè stessi la loro volontà, e respingono la rassegnazione.

Voi v'impicciolite sempre di più, gente piccina! Vi sbriciolate, o amici del comodo vostro! Voi finirete per perdervi, per la moltitudine delle vostre meschine virtù, delle molte piccole vostre omissioni, delle vostre molte piccole rassegnazioni! Troppo molle, troppo cedevole, è il vostro terreno! Perchè un albero possa crescere alto, esso deve attorcigliarsi con solide radici attorno a solide rocce!

 

Oh, se voi comprendeste la mia parola «fate sempre ciò che volete, ma siate, prima di tutto, capaci di volere!».

 

Friedrich Nietzsche