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Gabriele d'Annunzio - Il volo su Vienna

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          Gabriele d'Annunzio - Il volo su Vienna

 

Il volo su Vienna si svolse il 9 agosto 1918, fu una trasvolata di  1.200 km compiuta da 11 Ansaldo S.V.A. (Savoja, Verduzio, Ansaldo) dell'87ma squadriglia, detta anche "La Serenissima". Dieci erano  i monoposto, pilotati da Antonio Locatelli, Girolamo Allegri, detto Gino Allegri, Censi, Aldo Finzi, Pietro Massone, Granzarolo, Sarti, Arturo Ferrarin, Masprone e Contratti ed un biposto pilotato dal Capitano Natale Palli.Si trattava di biplani robusti, dotati di grande autonomia ed estremamente veloci; erano dei monoposto, ma uno venne modificato per far volare come passeggero il Vate. Il Maggiore Gabriele d'Annunzio, comandante della Squadra Aerea San Marco.La pista, gli hangar e alcuni magazzini trovarono posto nei campi retrostanti il castello di San Pelagio(oggi tornati a essere area coltivata e anche abitativa). Qui risiedevano il comando e gli ufficiali, mentre i soldati alloggiavano nella zona circostante Il Castello di San Pelagio che e' legato indissolubilmente al volo su Vienna  

 

Il Volo su Vienna fu un’azione tanto coraggiosa quanto spettacolare. Uno dei massimi esempi di eroismo o, per meglio dire, uno dei più conosciuti.

 

Il manifesto, scritto dallo stesso D'Annunzio, recitava:  

« In questo mattino d'agosto, mentre si compie il quarto anno della vostra convulsione disperata e luminosamente incomincia l'anno della nostra piena potenza, l'ala tricolore vi apparisce all'improvviso come indizio del destino che si volge.Il destino si volge. Si volge verso di noi con una certezza di ferro. È passata per sempre l'ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta. La vostra ora è passata. Come la nostra fede fu la più forte, ecco che la nostra volontà predomina e predominerà sino alla fine. I combattenti vittoriosi del Piave, i combattenti vittoriosi della Marna lo sentono, lo sanno, con una ebrezza che moltiplica l'impeto. Ma, se l' impeto non bastasse, basterebbe il numero; e questo è detto per coloro che usano combattere dieci contro uno. L'Atlantico è una via che già si chiude; ed è una via eroica, come dimostrano i nuovissimi inseguitori che hanno colorato l'Ourcq di sangue tedesco. Sul vento di vittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell'arditezza, non siamo venuti se non per la prova di quel che potremo osare e fare quando vorremo, nell'ora che sceglieremo. Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino. Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi.Viva l'Italia! »  Gabriele d'Annunzio.

Il volo su Vienna fu ideato e fortemente voluto da Gabriele D’Annunzio. L’intenzione era nata in lui già a partire dal 1915, ma le autorità militari avevano più volte negato l’autorizzazione, nel timore di esporlo a un rischio eccessivo.

 

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                                                          Schegge Dannunziane

                                                       

 

 

Dopo l'impresa, il quotidiano Arbeiter Zeitung scrisse :

"Dove sono i nostri D'Annunzio? "D'Annunzio, che noi ritenevamo un uomo gonfio di presunzione, l'oratore pagato per la propaganda di guerra grande stile, ha dimostrato d'essere un uomo all'altezza del compito e un bravissimo ufficiale aviatore. Il difficile e faticoso volo da lui eseguito, nella sua non più giovane età, dimostra a sufficienza il valore del Poeta italiano che a noi certo non piace dipingere come un commediante. E i nostri D'Annunzio, dove sono?  Anche tra noi si contano in gran numero quelli che allo scoppiar della guerra declamarono enfatiche poesie. Però nessuno di loro ha il coraggio di fare l'aviatore!".

 

 

In effetti, pochi sanno che il «vezzo» di distruggere la capacità di resistenza di una nazione massacrandone la popolazione inerme (vecchi, donne, bambini) non è una caratteristica della seconda, bensì della prima guerra mondiale. E a dare inizio a questa feroce e immorale tecnica fu proprio l’impero austro-ungarico, con tutta una serie di incursioni aeree che ebbero inizio già nel 1815 e furono contrastate da un drappello di eroi dell’aria, tra i quali, in primo piano, Francesco Baracca e Silvio Scaroni. I velivoli austriaci continuarono a rovesciare bombe sull’Italia durante tutti i quattro anni del conflitto mondiale, colpendo sia obiettivi militari, sia città indifese, tra le quali Venezia, Gorizia, Verona, Udine, Brescia, Vicenza, Mestre e soprattutto Milano, dove ancora oggi un celebre monumento in via Tiraboschi ricorda l’incursione aerea austriaca sul quartiere di Porta Romana, che costò, il 14 febbraio 1916, 18 morti e 96 feriti. Ma persino città come Bari, Barletta e Ancona divennero obiettivi dei velivoli austriaci che attraversavano l’Adriatico per raggiungere i loro obiettivi civili, mentre un dirigibile austriaco riuscì a sganciare una serie di bombe persino su Napoli, facendo 16 vittime e 40 feriti.

Dati questi precedenti, l’impresa di D’Annunzio assume uno speciale significato umano oltreché storico.Dieci aerei SVA monoposto che avevano inciso sulla fiancata il leone di San Marco dell’87° squadriglia Serenissima; “Iterum rudit leo” e il motto, “Il leone torna a ruggire”e uno biposto decollarono  allo scopo di portare a termine un’azione – come la definì D’Annunzio parlando ai componenti della squadra prima del decollo – «senza armi, senza odio, senza sangue».

 

Lo S.V.A. 5 di cui era dotata la 87a Squadriglia "La Serenissima", protagonista del volo, e' un ricognitore a lungo raggio di produzione Ansaldo, entrato in linea nel 1917 e prodotto in 2000 esemplari fino al 1928, anche in versione idrovolante.Il nome completo del biplano e' S.V.A. 5 "Primo", ed e' un monoposto dedicato al bombardamento diurno e alla ricognizione. La struttura e' in legno con rivestimento in tessuto per la velatura e in compensato per la fusoliera. In occasione del volo su Vienna, classificato come "missione di pace", il leone alato della Serenissima sulla fiancata era dipinto con il Vangelo aperto sul motto "Pax tibi Marce Evangelista meus", mentre nelle azioni di guerra il Vangelo era chiuso e il leone stringeva una spada sguainata.

 

 

"II destino si volge. Si volge verso di noi con una certezza di ferro. E' passata per sempre l'ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta. Il volo avra' carattere strettamente politico e dimostrativo; e' quindi vietato di recare qualsiasi offesa alla citta' .Con questo raid l'ala d'Italia affermera' la sua potenza incontrastata sul cielo della capitale nemica.Sara' vostro Duce il Poeta, animatore di tutte le fortune della Patria, simbolo della potenza eternamente rinnovatrice della nostra razza.Questo annunzio sara' il fausto presagio della Vittoria".

 

  

 
 
 
 
Viennesi !

Imparate a conoscere gli Italiani.

Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della liberta'.

Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.

Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle liberta nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi ne' pace ne' pane, e vi nutre d'odio e d' illusioni.

 
Viennesi !

Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perche' vi siete messi l'uniforme prussiana ? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s'e' volto contro di voi.

Volete continuare la guerra ? Continuatela, e' il vostro suicidio. Che sperate ? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani ? 
La loro vittoria decisiva e' come il pane dell' Ucraina: si muore aspettandola.

 

 

 

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