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La Marcia di Ronchi

 

La Marcia di Ronchi

 

 

 

Fu nella notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 che da Ronchi prese l’avvio la spedizione per l’annessione di Fiume all’Italia, guidata da Gabriele D’Anninzio , che prese il nome di Marcia di Ronchi. Vi presero parte per primi i reparti dei granatieri di Sardegna. Una colonna di camion con circa mille uomini iniziò la marcia verso Fiume.

Partirono con d'Annunzio i seguenti ufficiali: maggiore Carlo Rejna, capitani Paolo Dragone, Leonida Lupini, Ferdinando Nicolj, Giuseppe Sovera, Alberto Vinai, tenenti Ermanno Brunelli, Sabatino Cola, Angelo Ferrari, Riccardo Frassetto, Ugo Pigazzi, Vittorio Rusconi, Enrico Tonini, sottotenenti Attilio Adami, Enrico Bricchetti, Rodolfo Cianchetti, Lamberto Ciatti, Claudio Grandjacquet, Narciso Loschi, Vittorio Radice, Nicola Ramondini e Amedeo alocchi. Non partirono il tenente medico Cannone (non sentì di associarsi all'impresa) il tenente Damora, il tenente Mussi, ed il sottotenente Meoni, perchè assenti.

Le notizie del previsto arrivo di D'Annunzio a Fiume, elettrizzarono gli ufficiali degli arditi e della Sesia e Lungo il percorso si unirono molti altri reparti militari e a Fiume li attendeva la Legione di volontari fiumani comandata da Host Venturi. D’Annunzio entrò a Fiume senza trovare resistenze, accolto dall’entusiasmo della popolazione ed istituì la Reggenza del Carnaro, che aveva per scopo l’annessione all’Italia.L’occupazione durò oltre un anno finché, con il Trattato di Rapallo (12 novembre 1920), la città fu costituita in Stato libero e indipendente e i legionari furono costretti a sgombrarla dopo l’intervento delle truppe regolari (dicembre 1920).

Ribelli, insofferenti, spiriti liberi. L’area degli “scalmanati” rispecchia l’anima più originale del fiumanesimo.Dall’amore libero all’emancipazione della donna, dalla circolazione delle droghe al desiderio di abolire le carceri e il denaro, ma anche la critica della politica ufficiale e la ricerca di forme d’economia non influenzate dal profitto, la tutela del lavoro e inoltre l’opposizione alle grandi potenze imperialistiche, la difesa di tutti gli oppressi, popoli, classi, individui, delle diversità e delle sacche di resistenza contro l’ordine mondiale.Appare come dato presente in tutti gli episodi di insubordinazione la vita-festa, intesa come ribellione, esaltazione collettiva, immaginazione senza limiti e liberazione mentale.
L’impresa di Fiume non fu quindi solo una questione legata all'ambito nazionalistico e alla destra politica, come lascia sottendere la storiografia ufficiale (anche se non si può negare l'influenza notevole esercitata dai circoli nazionalistici in questa vicenda), bensì essa coinvolse in forme diverse tutto quel coacervo di forze eterogenee fuoriuscite dalla prima guerra mondiale e in cui trovarono spazio anche anarchici,rivoluzionari,artisti,ribelli...

 

 

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