Coronavirus : La pandemia e' ormai inevitabile
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- Categoria: Coronavirus - Covid 19
- Pubblicato Mercoledì, 11 Marzo 2020 15:24
- Scritto da Super User
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Coronavirus : La pandemia e' ormai inevitabile
L’Organizzazione mondiale della sanità è pronta ha dichiarare lo stato,ormai inevitabile,di PANDEMIA
Con la dichiarazione dello stato di pandemia i singoli stati dovranno adeguarsi alle decisioni dell'organizzazione mondiale della sanità per contrastare l'avanzata della pandemia
Finora c'erano 26 paesi tutti con casi di importazione del virus di Wuhan- Adesso cominciano i casi di focolai autoctoni, come avvenuto in Corea, in Iran e, da ultima, in Italia. Se proseguirà questa incidenza è chiaro che l'Oms dovrà dichiarare la pandemia.
Una specie, animale o vegetale,in biologia o geografia,viene definita autoctona quando essa ha avuto origine nel medesimo areale in cui si trova.
Siamo di fronte a un VIRUS mutevole e che si sviluppa e muta per conto proprio negli ambienti che lo ospitano
in questi giorni i genomi dei primi malati cinesi sono stati comparati con quelli più recenti e sembra che siano già intervenute 2 o 3 mutazioni che non modificano il comportamento del virus. La preoccupazione è che, di mutazione in mutazione, possa peggiorare non tanto la contagiosità, quanto la letalità di questa malattia.
Il primo a rompere il tabù, definendo quella attuale una pandemia era stato il ministro della salute tedesco. Ma anche gli esperti dell’Oms sanno che oramai si è già passati a quella che la stessa organizzazione definisce «fase sei»
Entro massimo 10 giorni, dalla sede di Ginevra l’Oms proclamerà lo «stato pandemico». «Il tempo di avere dati consolidati anche dall’Africa e dall’America Latina»
Da qualche tempo epidemiologi ed esperti di salute pubblica conoscono e dichiarano questa realtà, mentre l’OMS continua a dire sì, di prepararsi a una eventuale pandemia, senza mai però chiamarla con il suo nome.
L’OMS dimostra nuovamente,con la sua inefficace risposta al Coronavirus , la sua debolezza dovuta a burocrazie farraginose e a un’ipersensibilità alle esigenze politiche degli Stati membri.
Eppure finora l’Oms ha evitato di definire quella del Covid-19 una pandemia. Perché?
La risposta potrebbe avere a che fare con le reazioni che si scatenano quando cominciamo, appunto, a usare il termine pandemia. I paesi hanno i loro piani per le pandemie che sono attivati quando ne viene dichiarata una.
I Centri statunitensi per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) affermano che il Covid-19 presenta già due dei tre criteri necessari a definire una pandemia: si diffonde tra le persone e può essere mortale. Il terzo criterio è che la diffusione abbia luogo su scala mondiale.
Le malattie infettive di origine virale causate da patogeni nuovi alla scienza, che si trasmettono rapidamente da persona a persona in modo "efficiente", sono candidate ideali a dare origine a una pandemia: il coronavirus 2019-nCoV ha tutte queste caratteristiche.
In base a queste descrizioni, il nuovo coronavirus,diverso dai ceppi circolati di recente e con gli esseri umani che presentano poca o nessuna immunità ad esso,è vicino a essere ridefinito tale.
L'OMS ha infatti messo a punto una classificazione a sei fasi che descrive il percorso che un nuovo virus deve intraprendere per divenire pandemico. Si va da una trasmissione esclusivamente tra animali (fase 1), alla diffusione dei contagi da uomo a uomo (fase 4), fino alla capacità di sostenere focolai locali in almeno un altro Paese al di fuori di quello di origine.
Fase 1 Non vengono scoperti nuovi sottotipi di virus . Un sottotipo di virus che provoca l’infezione nell’uomo potrebbe essere presente anche negli animali. Il rischio è basso Rafforzare il livello di preparazione e risposta alla pandemia a tutti i livelli (mondiale, continentale, nazionale e regionale)
Fase 2 Non vengono scoperti nuovi sottotipi di virus C’è però il rischio sostanziale che un virus diffuso negli animali si trasmetta all’uomo Ridurre al minimo il rischio di trasmissione all’uomo. In caso di passaggio dell’infezione all’uomo, rilevare e documentare il più rapidamente possibile la trasmissione Periodo di allerta pandemica
Fase 3 Infezioni nell’uomo da parte di un nuovo sottotipo di virus, ma non c’è ancora trasmissione diretta della malattia da persona a persona (al massimo solo sporadici casi provocati da un contatto molto ravvicinato) Assicurare una rapida tipizzazione del nuovo virus e garantire immediate capacità di rilevamento, notifica e risposta già a partire dai primi casi registrati
Fase 4 Piccoli cluster epidemici, con una limitata trasmissione del virus da uomo a uomo. La diffusione è localizzata perché il virus non si è ancora adattato bene alla specie umana Contenere i focolai epidemici e rallentare il più possibile la diffusione della malattia per guadagnare tempo e implementare così le contromisure, compreso lo sviluppo di un vaccino
Fase 5 Grandi cluster epidemici, ma la trasmissione da persona a persona è ancora localizzata: il virus inizia ad adattarsi meglio alla specie umana (rischio pandemico sostanziale) Aumentare al massimo gli sforzi per contenere e rallentare la diffusione della malattia con l’obiettivo di scongiurare una pandemia e guadagnare tempo per attuare tutte le possibili contromisure Periodo pandemico
Fase 6 Pandemia: il virus si trasmette in tutta la popolazione
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