Gabriele d'Annunzio e la purezza del sangue
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- Categoria: Gabriele d'Annunzio - Il Vate
- Pubblicato Giovedì, 16 Agosto 2018 20:10
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Gabriele d'Annunzio e la purezza del sangue
Siate convinti che ogni eccellenza del tipo umano sia l'effetto di una virtù iniziale che per innumerevoli gradi, d'elezione in elezione, giunge alla sua intensità massima e si manifesta ultimamente nella progenie col favore delle congiunture temporanee. Il valor del Sangue non è soltanto vantato dal nostro orgoglio patrizio, ma è pur anche riconosciuto dalla più severa dottrina. Il più alto esemplare di coscienza non potrà apparire se non alla cima di una stirpe che si sia elevata nel tempo per un'accumulazione continua di forze e di opere: alla cima di una stirpe in cui sieno nati e si sieno conservati per un lungo ordine di secoli i sogni più belli, i sentimenti più gagliardi,i pensieri più nobili, i voleri più imperiosi. Considerate ora una gente di remotissima origine regale, fiorita al sole latino in una terra felice rigata dai ruscelli di una nova poesia. Traspiantatasi in Italia, ella vigoreggia con tal rigoglio che in breve tempo nessun'altra può sostenerne il paragone.
Cosi' sentenzio' il Vinci.
Per uno sforzo concorde e ininterrotto, di genitura in genitura ella va elevandosi verso le superiori apparizioni della vita.
In tempi di cieca ira, in cui la ragione non s'affida se non all'arme, ella già sembra comprendere «che quegli uomini, che sopra gli altri hanno vigore di intelletto, sono degli altri per natura signori». E fin dall'inizio la sua disciplina ha un carattere intellettivo e par dettata da Dante, consistendo nel ridurre in atto sempre tutta la potenza dell'intelletto possibil e, in prima a speculare e quindi per questo ad operare. Tanto negli offici più gravi, quanto su i campi più sanguinosi, quanto nelle feste più liberali, ovunque ella primeggia: ottima egualmente nel capitanare gli eserciti, nel governare gli stati, nel condurre le ambascerie, nel proteggere gli artefici e i saggi, nell'erigere i palazzi e le chiese. A tutta la vita italiana nelle sue più diverse forme ella si mescola; in ogni più fresca fonte di cultura ella s'immerge. Vivere è per lei affermarsi e accrescersi di continuo, è lottare e vincere di continuo: vivere è per lei predominare.
Un formidabile istinto di dominio la scaglia innanzi senza tregua, mentre un lucido e sicuro pensiero dirige l'impeto durevole. E sempre - come quelli arcieri prudenti che il Machiavelli dà in esempio - ella pone la mira assai più alto che il luogo destinato. Tanto i suoi fatti sono insigni che i maggiori poeti ne perpetuano la fama, e gli scrittori d'istorie li paragonano a quelli dei capitani antichi e li arrecano ad esempio dei venturi.
Gabriele d'Annunzio
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